Franceschini: "Sono passati 70 giorni dal voto, un po' presto per chiedere svolte"
"Avremo il congresso nazionale, sarei un pazzo a dire che non si tocca niente"
di GOFFREDO DE MARCHIS
"Basta con la corsa al logoramento E' Walter, anche al prossimo giro"
Dario Franceschini
ROMA - Il vicesegretario del Pd Dario Franceschini dice di aver ben presenti i problemi: "Un clima di demoralizzazione fisiologico ma profondo, la necessità di una riflessione seria e non consolatoria sulla sconfitta per capirne le ragioni". Ma vede anche altro: "È ricominciato lo sport nazionale dei gruppi dirigenti del centrosinistra: logorare il leader. Questa disciplina va abolita. Veltroni ha ricevuto il mandato per costruire un partito e prepararsi a vincere le elezioni politiche come candidato premier. Solo un disonesto può pensare che il suo compito fosse invece quello di fare il Pd e conquistare Palazzo Chigi in appena tre mesi".
Lei pronostica lunga vita al segretario, altri invece si chiedono quanto possa durare un uomo così accerchiato.
"Penso, innanzitutto, che dobbiamo riflettere senza spiegazioni autoassolutorie sul voto del 13 aprile. La sconfitta è stata temperata da un nostro ottimo risultato in termini percentuali ed è positivo che un partito appena nato abbia superato, in tutta Italia, la somma dei partiti sciolti per dargli vita. Ma il dato più profondo è che i consensi raccolti da tutto il vecchio centrodestra e tutto il vecchio centrosinistra confermano che dal '94 in poi Berlusconi è sostanzialmente maggioranza nel Paese. Oggi, però, il divario è aumentato a loro favore. Quindi serve quello che abbiamo appena iniziato a fare: un ragionamento sui limiti del Pd, una registrata al nostro modo di stare all'opposizione per radicare il partito, per parlare a quel pezzo di Italia che ha apprezzato la novità del Pd ma questa volta non ci ha votato. Per realizzare questi obiettivi, lo capisce anche un bambino, non bastano i due mesi e dieci giorni trascorsi dal 13 aprile. Mi pare un po' presto per fare bilanci e chiedere svolte".
Quando si subisce una sconfitta pesante può succedere di passare la mano. Tornando a bomba: quanto dura Veltroni?
"Questa domanda riflette la storia dell'Ulivo da quando è nato, più di dieci anni fa. Lo sport principale di gran parte dei gruppi dirigenti è stato quello di logorare il leader. Prodi vince nel '96 e subito si comincia a dire che non è adeguato, va a Palazzo Chigi D'Alema e un minuto dopo si pensa che è impossibile andare con lui alle successive elezioni, viene sostituito da Amato ma ci si mette a cercare un candidato alternativo, si candida Rutelli, che gestisce un'altra faticosa rimonta, ma dopo la sconfitta bisogna rimpiazzarlo, torna Prodi e si ricomincia daccapo".
È il turno di Veltroni.
"Veltroni conduce tra gli applausi di tutti una campagna elettorale difficilissima, ma dopo il voto comincia il logoramento. Con una differenza profonda. Negli altri casi i leader erano i candidati di una coalizione alle politiche, in questo caso logorare Veltroni significa indebolire il partito che sta ancora nascendo. Mi chiedo: è davvero inevitabile questa specie di sport nazionale, non possiamo da questo punto di vista diventare più europei?".
Ma non è nei "paesi normali" che gli sconfitti si dimettono?
"In Europa si lascia al leader il tempo di costruire il partito e di gestire il cammino per vincere le successive elezioni. Cameron in Gran Bretagna è da quattro anni a capo dei conservatori e li guida in vista del prossimo voto. Aznar è diventato numero uno del Pp spagnolo nel '89, ha perso nel '93 e ha vinto nel '96. La Merkel è stata eletta segretario della Cdu nel 2000 e ha conquistato la vittoria nel 2005. Zapatero è capo del Psoe dal 2000, ma è andato al governo nel 2004. Blair è diventato il leader laburista nel '94 e ha vinto nel '97. Questi dirigenti politici hanno chiesto e avuto degli anni per fare un lavoro profondo di cambiamento dei loro partiti senza perdere le giornate nelle tensioni e nelle beghe interne. Possiamo fare così anche noi? Anche perché è del tutto chiaro che il giorno in cui al posto di Veltroni ci fosse un altro, il gioco del logoramento ricomincerebbe daccapo".
Stupisce che il 30 per cento di italiani abbia votato un partito guidato da dirigenti tanto ingenerosi e rissosi.
"Abbiamo fatto il Pd proprio per cambiare questa cultura. E in questo cambiamento si sono riconosciuti gli elettori delle primarie, quelli che hanno riempito le piazze durante la campagna elettorale e oggi ci chiedono di andare avanti. Certo, se aprono i giornali e vedono un partito avvitato su se stesso, hanno ragione a scoraggiarsi. Siamo a un bivio. Da una parte, si consolida una gestione collegiale del partito e si cerca di realizzare un dibattito aperto e franco, ma che concorre al rafforzamento della leadership e al radicamento del Pd. La strada opposta è quella di aspettare le Europee magari immaginando che con il 29,9 si perde e con il 30,1 si vince. Insomma, un percorso di guerra in cui tenere in costante litigiosa precarietà il partito e la leadership".
Ma davvero Veltroni può ricandidarsi alle prossime elezioni?
"Penso che questo sia il mandato che ha ricevuto. A meno che qualcuno, in modo disonesto, pensi che il suo compito fosse costruire il Pd e vincere contro il centrodestra in tre mesi e in quelle condizioni".
Il suo appello rischia di cadere nel vuoto. Non sarebbe il caso invece di prendere l'iniziativa, magari anticipando il congresso?
"Per carità, nessuno vuole sottrarsi. Avremo il congresso nazionale. Sarei un pazzo a dire che non si tocca niente per cinque anni. Anzi. Ma per mutare le cose serve profondità di analisi e tempo. Prendiamo il tema dell'opposizione. Cosa dovevamo fare: metterci a sbraitare subito contro il mostro Berlusconi? Sapevamo che sarebbero arrivate puntuali le occasioni per opporci. E vedrete che non ci manca né la forza né la voce per contrastare il Cavaliere".
Parisi è netto. Dice che bisogna cambiare subito il leader, altrimenti la crisi trascinerà nel baratro l'intero Pd.
"E dov'è la notizia? Parisi fa così da 15 anni. Pensa che ogni momento positivo sia merito suo e ogni difficoltà sia figlia invece della tragica colpa di non aver seguito i suoi preziosi consigli. Parisi approva, Parisi collabora: quella sarebbe stata la novità da titolo".
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
1 commento:
Il suo snobbismo politico ed il suo vomitevole buonismo dialogante hanno distrutto il centro-sinistra italiano e consegnato il paese alla dittatura. Il Pd azzeri immediatamente i vertici e trovi un leader in grado di difendere la democrazia.
www.riberaonline.blogspot.com
Posta un commento