da www.unita.it
trangugiare bottiglie d’acqua fino a scoppiare o a tentare disperatamente di trasferire creme e bagnoschiuma in contenitori più piccoli, ormai ci siamo abituati. È la dura legge del divieto di portare liquidi in aereo, che costringe i viaggiatori a patetiche scene, quando il tentativo di farla franca ai raggi X è fallito. Il divieto è in vigore da due anni, ma nessuno probabilmente ricorderà più perché era stato istituito.
Rinfreschiamo la memoria. Tutto era nato dall’arresto di otto cittadini pachistani, fermati a Londra perché accusati di progettare devastanti attentati nei cieli dell'Atlantico con «bombe liquide». Peccato che, due anni dopo, gli otto presunti terroristi non siano stati condannati. Motivo? Il perossido di idrogeno, la sostanza che avrebbe dovuto far saltare in aria le lattine di bibite incriminate, non avrebbe provocato i danni devastanti immaginati dall’accusa.
Solo tre degli islamisti sotto processo - Abdulla Ahmed e Tanvir Hussein, 27 anni, e Assas Sarwar, 28 - sono stati riconosciuti genericamente colpevoli di aver complottato a fine di strage attraverso imprecisati attentati suicidi. Durante un'udienza i tre avevano ammesso che nell'agosto del 2006 stavano preparandosi a portare a termine una serie di «esplosioni», ma soltanto «a titolo dimostrativo», senza finalità omicide.
Un brutto colpo per la polizia britannica che ora dovrà rispondere alle pressioni di compagnie aeree come la British Airways e la Virgin che chiedono di allentare le restrizioni sui liquidi nel bagaglio a mano. Il ministero dei Trasporti del governo britannico ha già risposto picche.
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